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Rassegna stampa

La stampa nazionale, fin dal concerto di Lucca, ha recensito con passione ed entusiasmo i live della DMB in Italia. Assente da 10 anni dal nostro paese, il ritorno della band nel 2009 è stato un trionfo, immortalato nella release ufficiale del box set Europe 2009, che ha messo d'accordo anche due riviste musicali storicamente "rivali" come Buscadero e JAM, dove il box set è stato recensito in Febbraio come album del mese.

Ecco una selezione della rassegna stampa del tour italiano 2010 della DMB, comprese le interviste a Corsina Andriano e Luigi Lenzi, rispettivamente Presidente e Fondatore di Con-Fusion.
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Dopo Lucca, altri concerti italiani trionfali: jam strepitose, energia da vendere, musicisti impeccabili

di Silvia Pellizzon

Dopo il trionfale show di Lucca regalatoci da Dave Matthews e soci l'estate scorsa, le aspettative per questo ritorno in Italia (stavolta per ben per tre tappe, Milano, Roma e Padova) sono altissime. Probabilmente uno spettacolo di quei livelli non potrà essere superato facilmente, ma un concerto della band di Charlottesville è un evento che non va perso, anche per gli ascoltatori dell'ultima ora. Da supporto a questo tour europeo sono gli Alberta Cross, che nel loro breve set presentano il loro album di esordio Broken Side Of Time: hanno un bel sound e un piglio rock coinvolgente anche se forse ancora acerbo. Inevitabile canticchiare il coretto di Rise From The Shadows: a tratti ricordano i My Morning Jacket, e siamo convinti che tra qualche anno sentiremo ancora parlare di loro. Ma presto salgono sul palco milanese i sette protagonisti della serata: aprono le danze con una Proudest Monkey ammaliante, che avvolge tutti i presenti, ancora in silenzio, stregati. Satellite scioglie improvvisamente gli animi, mentre You Might Trying è una bomba e riempie il Palasharp di volume ed energia: protagonisti sono la tromba del colossale Rashawn Ross e il sassofono raffinato di Jeff Coffin, l'ultimo arrivato dopo la prematura dipartita di LeRoi Moore. L'unico elemento fuori forma sembra essere il violinista Boyd Tinsley (a volte si colgono dei passaggi fuori tempo), ma il resto della truppa regala un'esecuzione dietro l'altra con la grande maestria che li contraddistingue. La maggior parte dei brani in scaletta sono tratti dal nuovo album, dedicato proprio a LeRoi, Big Whiskey And The GrooGrux King, che la band esegue con energia ed entusiasmo. Non manca qualche chicca della discografia passata: Crash Into Me, So Damn Lucky, Dancing Nancies, Jimi Thing, con una lunga e succulenta jam session in coda, in cui compare un breve tributo a Sexy MF di Prince. La sorpresa è l'inaspettata cover dei Talking Heads, un'esplosiva Burning Down The House. Al bis Dave è solo sul palco per una sentita Baby Blue, seguita in chiusura dalle emozionanti Everyday e Ants Marching.
A Padova band e pubblico sembrano più carichi che mai: il Palasport è lungi dall'essere pieno, ma già prima dell'inizio l'atmosfera è quella di una grande festa, l'aria è di quelle che si respirano solo nelle occasioni speciali. È un ritrovo tra migliaia di amici, che rinnovano l'entusiasmo di ritrovarsi e non risparmiano di dimostrarlo al gruppo. Come per lo spettacolo di Milano, protagonisti sono i brani dell'ultimo album, e Dave sembra divertirsi un mondo, tra battute e scherzi coi fan. Molte scelte ricalcano la scaletta meneghina, tranne qualche colpo di scena: Seek Up mancava dal vivo da diverso tempo e lascia tutti a bocca aperta, come All Along The Watchtower e un'esuberante versione di Sledgehammer di Peter Gabriel, dove Matthews indossa una colorata maschera lanciatagli sul palco dai ragazzi delle prime file. Un'esplosiva intro (Time Bomb, con tributi ai Led Zeppelin di Heartbreaker) proietta una Ants Marching alle stelle. Con Shake Me Like A Monkey si arriva ai saluti finali, anche se lo show sembra appena cominciato. Fortunatamente per i padovani è in serbo un secondo, speciale bis: una Two Step tiratissima, un quarto d'ora da brivido che incendia l'atmosfera, complici gli assoli di Tim Reynolds alla chitarra elettrica e del sempre magnifico batterista Carter Beauford. Allo scoccare della mezzanotte, dopo quasi tre ore di musica, si può dire che forse questo brano da solo può valere il prezzo del biglietto: menzione speciale va fatta nuovamente a tutti i musicisti, tecnicamente perfetti, affiatati, coinvolgenti (l'unico elemento fuori posto sembra ancora una volta Boyd, lo ammettiamo a malincuore). Che dire, ancora tanta emozione ed energia da una band che non delude mai.

JAM (aprile 2010)

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