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Rassegna stampa

La stampa nazionale, fin dal concerto di Lucca, ha recensito con passione ed entusiasmo i live della DMB in Italia. Assente da 10 anni dal nostro paese, il ritorno della band nel 2009 è stato un trionfo, immortalato nella release ufficiale del box set Europe 2009, che ha messo d'accordo anche due riviste musicali storicamente "rivali" come Buscadero e JAM, dove il box set è stato recensito in Febbraio come album del mese.

Ecco una selezione della rassegna stampa del tour italiano 2010 della DMB, comprese le interviste a Corsina Andriano e Luigi Lenzi, rispettivamente Presidente e Fondatore di Con-Fusion.
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Quando saltano gli schemi c'è la Dave Matthews Band

di Francesco Monaco

Quando c'è di mezzo la Dave Matthews Band si rischia sempre di restare a corto di aggettivi, di similitudini, di definizioni. La stessa etichetta di «jam-band», che pure dovrebbe bastare a mettere il supergruppo della Virginia al riparo da qualsiasi tentativo di inquadramento in un genere, finisce ben presto sommersa dal suo stesso contenuto. Azzardiamo allora con un «free rock», per accentuarne l'attitudine all'improvvisazione tipica del jazz, unita a una libertà compositiva che all'occorrenza sa prescindere da riff e ritornelli. Dopo il trionfale concerto di Lucca del luglio scorso, Dave Matthews e compagni sono tornati in Italia «a grande richiesta» per un tour di tre date nei palazzetti (lunedì erano al Palasharp di Milano, ieri al Palalottomatica di Roma, domani saranno al Palasport di Padova) che ne ha confermato la ritrovata energia dopo gli sconquassi emotivi e gli assestamenti di line-up causati dalla tragica scomparsa del sassofonista Leroi Moore.

Quello che a lungo è stato un quintetto - peraltro caratterizzato da una strumentazione anomala per il rock giacché non prevedeva una chitarra elettrica «titolare» - ora è una band di 7 elementi (formalmente un 4 + 3) che ne amplia superficie e capacità di espansione sonora ma senza mutarne la fisionomia: del resto il chitarrista Tim Reynolds è da sempre vicino alla DMB - e presente nei dischi in studio con i suoi ricami - così come il trombettista Rashawn Ross aveva già condiviso il palco con loro quando ancora c'era Moore. L'unica vera novità, in definitiva, è che ai sax c'è quel mantice di Jeff Coffin, arruolato al posto del povero Leroi.
Fatto sta che dal vivo, come ben sanno in America dove i loro show sono da anni in cima alle classifiche dei più seguiti, fanno sempre più impressione: assoli e code strumentali si susseguono senza soluzione di continuità, con il cantato di Dave Matthews (look da folksinger, chitarra rigorosamente acustica ma soprattutto straordinaria duttilità vocale), le linee funky di basso di Stefan Lessard e lo spettacoloso drumming di Carter Beauford (sempre con il sorriso stampato in volto) a far da barra centrale tra un'ondata di tromba, un risucchio di sax soprano, uno sciame di scosse elettriche della slide e un'indemoniata danza di violino, con Boyd Tinsley che durante «Jimi thing» si fa un baffo anche di una corda che si rompe.

Con i brani dell'ultimo album «Big Whiskey & the GrooGrux King» a farla da padrone in scaletta (ben otto tra cui il singolo «Funny the way it is» e la scatenata «Shake me like a monkey»), hanno trovato spazio anche una liberatoria «Dancing nancies», una delicatissima «Satellite», un'incontenibile «You might die tryin'» e una cover di «Burning down the house» dei Talking Heads più vera e nervosa dell'originale. Gran finale con «Ants marching» dopo due ore e mezzo di musica semplicemente totale. Fine degli aggettivi.

Gazzetta di Parma (febbraio 2010)

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