C'è stato un tempo in cui fenomeni musicali nascevano spontaneamente, ora da una parte, ora da un'altra. Anni, decenni, in cui intere scene o singole band emergevano dall'anonimato grazie al rapporto diretto tra artisti e pubblico. Se si escludono rarissimi casi, oggi quel tempo non c'è più. Per sua e nostra fortuna, Dave Matthews ha messo in piedi la band quando ancora le vie della musica erano libere da caselli e posti di blocco.
Provate a chiudere gli occhi e immaginare l'atmosfera di un college americano. Lezioni, aule studio, squadre di football, apprendisti Steve Jobs e perditempo in stile American Pie, cheerleader e future Hillary Clinton. Senza dimenticare confraternite varie ed eventuali. Insomma, cultura e cazzeggio nella loro migliore rappresentazione possibile.
Terreno fertile per la musica, la cui funzione d'intrattenimento è consolidata da secoli così come la capacità di interpretare l'urgenza espressiva di una generazione o di un contesto socio-culturale.
Continuate a tenere gli occhi chiusi e immaginate tutto questo agli inizi degli anni Novanta, quando la musica era ancora uno dei principali strumenti di community all'interno dei college, ben prima che questo termine acquisisse una valenza virtuale. All'epoca i social network erano spazi di aggregazione reali e gli mp3 non erano ancora stati inventati (per dirla tutta neanche i cd erano ampiamente diffusi), lo sharing musicale si faceva con il passaparola e lo scambio di cassette registrate. Durante i party privati come in quelli ufficiali, tipo ballo di fine anno, sul palco era più facile che salisse una band con strumenti al seguito piuttosto che un dj. Del resto, ballare e fare festa ascoltando musica dal vivo è una delle più antiche tradizioni del genere umano.
È in questo contesto che comincia a farsi conoscere una formazione guidata da un timido ex-barman di origini sudafricane, tale Dave Matthews. La sua band, un gruppo di virtuosi stumentisti, suonava una musica in cui ritmi, suoni e atmosfere diverse si contaminano in modo delizioso ed efficace. "La molteplice influenza di stili del gruppo", ci spiega Luigi Lenzi, fondatore di Con-Fusion, attivissimo fan club italiano della band, "accontentava tutti. Dal rock al folk, dal pop alla world music, addirittura arrivando al progressive, chiunque si poteva riconoscere nella musica della Dave Matthews Band". A tenere tutti questo insieme, quel trascinante groove, che è l'unico, vero marchio di fabbrica del gruppo. "Oltretutto la suadente voce di Dave parlava un linguaggio molto semplice, capace di stabilire un contatto con i ragazzi dei college, coinvolgendoli ed emozionandoli" contina Luigi. Il modo di presentarsi del gruppo, poi, un non-look in cui nulla era studiato, come se venisse fuori da una qualsiasi scalcinata sala prove (oggi lo stile di Dave, jeans-e-maglietta è ampiamente consacrato), azzerava ulteriormente le distanze instaurando una sensazione di amicizia e fratellanza fra i musicisti e la gente. Insomma, artisti e studenti erano tutti sulla stessa barca.
Altro elemento chiave nell’ascesa della band di Charlottesville è l'attività dal vivo. Mentre le canzoni pian piano invadevano le radio di college e campus universitari per poi sbarcare sui network nazionali, Dave e soci suonavano come matti in ogni angolo degli States, diventando una delle più importanti live band americane. Presto il pubblico sarebbe diventato di decine di migliaia di persone. "Il successo nell'ambiente studentesco" continua Luigi, "creava facile e veloce pubblicità alla band che, senza particolari artefizi del music business, veniva promossa spontaneamente.
In breve tempo, il gruppo si è ritrovato a suonare in stadi strapieni ed in luoghi spettacolari, come Red Rocks in Colorado, uno dei posti più suggestivi di tutti gli Usa (a cui la band è particolarmente legata) e Central Park, New York City, dove nel settembre 2003 100.000 persone si radunarono per assistere ad un concerto del tour di Busted Stuff".
Nelle medesime ragioni che spiegano il successo della Dave Matthews Band negli Stati Uniti, vanno, paradossalmente, ricercate le motivazioni della scarsa visibilità del gruppo in Italia. Eppure qualcosa del genere a quanto successo in America sta accadendo oggi nel nostro paese, dove l'amore dei fan più accaniti sta facendo crescere intorno alla band, in modo assolutamente spontaneo, una vera e propria community, anche qui senza particolari interventi di marketing da parte del music biz. Fino al punto che, l'estate scorsa, il gruppo è tornato nel nostro paese dopo undici anni di assenza (anche se sarebbe meglio parlare di prima volta, viste le pochissime presenze della data del '98) grazie ad una singolare iniziativa dei ragazzi di Con-Fusion. "Tutto è nato dopo il concerto acustico di Dave come solista a Milano, nel marzo del 2007" ci racconta ancora Lenzi. "Abbiamo conosciuto da vicino il manager della band, ed abbiamo deciso di azzardare una petizione on line, da consegnare al gruppo, che chiedesse alla gente di manifestare il proprio interesse per possibili concerti della DMB in Italia. Tramite il nostro sito, tantissime persone hanno lasciato nome e indirizzo e-mail, che valeva come firma: abbiamo raccolto più di 2.000 adesioni in breve tempo e l'estate successiva abbiamo personalmente consegnato l'esito della petizione alla band. Una delegazione del fan club si è recata a West Palm Beach, in Florida, in occasione di una data della DMB, portando (letteralmente) a mano la testimonianza d'affetto del pubblico italiano".
Il sacrificio è servito. Dave e soci, nel luglio scorso, si sono calati in quel di Lucca,
regalandoci uno degli show più caldi ed emozionanti della loro interminabile carriera live. Oltre 3 ore e mezza di concerto, esaltante per esecuzione e professionalità, seguito dalla promessa di un pronto e solerte ritorno.
Ed eccoci ai giorni nostri. Mantenendo la parola data, la band ha pianificato addirittura tre date in Italia, tutte nel mese di febbraio. Fidatevi di chi ha già avuto la fortuna di assistere ad un concerto della DMB: l'esperienza dal vivo libera senza freni la vera anima, l'essenza più viscerale di ogni singolo membro del gruppo.
L'alchimia che si crea dal vivo instaura un legame infrangibile, una sorta di "patto di sangue" tra i musicisti e il pubblico, la stessa che ha consentito, quasi vent'anni fa, a Dave e compagni di arrivare dritto al cuore del mondo studentesco statunitense.
Ecco perché il gruppo di Charlottesville continua, in patria, ad essere considerato una delle migliori jam-band in circolazione, anzi la migliore, e contemporaneamente sta aumentando la propria visibilità in Europa, Italia compresa.
Tecnica sopraffina, vibrante energia e mille percorsi musicali rendono unico qualsiasi show. Nonostante il gruppo si diverta a riarrangiare i propri successi, inserendo, ampliando, cambiando e manipolando a piacimento i brani, non si corre il rischio di rimanere spiazzati: è normale (o straordinario?), è la Dave Matthews Band, che sul palco sta semplicemente meglio che in qualunque altro posto. Non a caso la discografia live supera di gran lungo quella in studio, fra gli album dal vivo stampati in formato cd e quelli scaricabili dal sito ufficiale.
Ricordate l'esperimento iniziale? Adesso gli occhi li potete anche tenere aperti. Magari non catturerete la magia dell'America all'inizio degli anni Novanta, qualcuno non avrà più l'età per studiare (chi scrive, ad esempio), i palazzetti delle nostre città non saranno i college di una qualche metropoli statunitense, ma possiamo comunque vivere una grande esperienza, come se la favola della Dave Matthews Band stesse cominciando oggi. E le favole, si sa, hanno sempre il lieto fine. Buon divertimento.
Make some noise!
Nonostante le rare apparizioni in Italia, la Dave Matthews Band può contare nel nostro paese su un nucleo di appassionati che, con rispetto e dedizione, si dedicano alla diffusione di notizie, curiosità, eventi, merchandising ed iniziative riguardo il gruppo americano, promuovendone la conoscenza in Italia.
Tutto ha inizio nel 1998, durante la mitica (e per certi versi desolante, vista lo scarsissimo pubblico) apparizione della band a Correggio; lì si sono conosciuti e hanno deciso di creare Con-Fusion. In questi 12 anni hanno organizzato tributi e serate in onore della DMB, diventando uno dei più longevi fan club del gruppo in tutto il mondo. La svolta arriva con la creazione del sito www.davematthewsband.it; nell'affollatissimo forum girano notizie ufficiali, direttamente dagli Usa, commenti ed attività a livello nazionale. Svariate le iniziative della community legate all’esibizione della band tributo Joe Busted Band ed ai raduni, come in occasione dell'esibizione di Dave Matthews in versione solista (a Milano) e dell'ultimo concerto del gruppo al completo (a Lucca), dove i ragazzi del fan club sfoggiavano riconoscibilissime magliette rosse (nel capoluogo lombardo) e verdi (in Toscana). Per il tris di concerti di questo febbraio, hanno scelto magliette bianche, così il tricolore è completato.
Segnaliamo l'evento del 21 febbraio, quando alla Salumeria della Musica di Milano è in programma un party in onore della band. Da non perdere per tutti gli aficionados la programmazione, tutt'ora in corso in molte città italiane, del documentario Dave Matthews Band: The Road To Big Whiskey, una gigantesca testimonianza sul gruppo di produzione americana con immagini inedite. Secondo voi, chi si è occupato dei sottotitoli in italiano?
C.M.
Remember this things
Dal 1993 a oggi, in totale sono 9 le produzioni in studio della Dave Matthews Band. A questi vanno aggiunti numerosissimi live, tra cui le serie Live Trax (partita nel 2004, fino al vol. 6 è stata venduta solo tramite web) e DMB Live, iniziativa che dal 2008 consente ai fan di acquistare le registrazioni dei concerti in formato digitale (mp3 o flac) sul sito ufficiale della DMB. Ripercorriamo, album per album, la discografia della band di Charlottesville.
1993 - Remember Two Things (Bama Rags Records)
Autoprodotto e inciso in gran parte dal vivo (6 tracce su 10), l'esordio della DMB include pezzi (poi riproposti nei successivi Lp) che sono pietre miliari della discografia del gruppo, tra cui Ants Marching e Tripping Billies. Il disco si fa apprezzare nel circuito dei college, dove la band comincia a costruirsi un buon
1994 - Recently (Bama Rags Records)
È il primo e unico Ep della band. Le tracce sono 5 in totale: oltre alla cover di All Along The Watchtower di Dylan, spiccano le versioni acustiche di Dancing Nancies e Warehouse registrate dal vivo da Dave Matthews e dal chitarrista Tim Reynolds (fedele amico e collaboratore della band, di cui oggi è diventato membro fisso) in un club di Charlottesville.
1994 - Under The Table and Dreaming (RCA)
Le cose stanno per esplodere: la DMB firma con una major e avvalendosi della produzione di Steve Lillywhite pubblica un disco in cui sono inclusi 2 pezzi di Remember Two Things (Ants Marching e Satellite) e 2 di Recenty (Dancing Nancies e Warehouse), questa volta in studio-version.
L'album consente al gruppo di farsi conoscere in tutti gli Stati Uniti.
1996 - Crash (RCA)
È la definitiva consacrazione. Crash contiene alcuni tra i brani ancora oggi più amati dai fan, tra cui #41 e Crash Into Me, ma è con So Much To Say che la DMB vince un Grammy Award per "Best Rock Vocal Performance by a Duo or Group". In totale l'album ottiene 4 nomination ai Grammy. Dave Matthews è ormai una star e musicista tra i più apprezzati negli Stati Uniti.
1998 - Before These Crowded Streets (RCA)
Il terzo disco consecutivo prodotto da Steve Lillywhite debutta al numero 1 nella classifica del celebre magazine americano Billboard, dopo aver venduto 421.000 copie nella prima settimana. L'album segna una svolta in termini di suono (aumenta la complessità degli arrangiamenti) ma non tradisce l'anima della DMB: grandi canzoni e virtuosismo strumentale.
2001 - Everyday (RCA)
Prodotto da Glen Ballard (già con Alanis Morrisette) è un successo commerciale grazie a hit come la title-track e The Space Between. Ma il gruppo non è del tutto soddisfatto e molti fan pure: il disco suona troppo pop. In rete si diffondono i demo delle prime incisioni di Everyday, con Lillywhite in cabina di regia. Quei pezzi piacciono di pi&ugravE; e così la band... torna in studio.
2002 - Busted Stuff (RCA)
La "Lillywhite Session" include pezzi come Bartender, Grey Street e Grace Is Gone, grandi canzoni che meritano di essere incise. Alla fine sono ben 9 (su 11) i pezzi di Busted Stuff recuperati da quelle registrazioni. Come singolo di lancio viene però scelta Where Are You Going, nuova composizione.
L'album è prodotto da Stephen Harris, fonico delle precedenti produzioni.
2005 - Stand Up (RCA)
Reduce da un intenso periodo di concerti e dalla pubblicazione di numerosi live (e qualche progetto solista, come Some Devil di Dave Matthews del 2003), la DMB torna in studio alla fine del 2004 e il maggio successivo pubblica il settimo Lp. Stand Up vale 465.000 copie in una settimana e la testa della Billboard Chart, ma la critica è divisa: capolavoro o disco mediocre?
2009 - Big Whiskey And The GrooGrux King (RCA)
Prodotto da Rob Cavallo (Green Day, Alanis Morrisette e altri), è uno degli album più intensi dell'intera discografia della DMB. L'ispirazione di Dave è fortemente toccata dalla tragica scomparsa (nell'estate 2008) di LeRoi Moore, sassofonista e membro fondatore della band.
Big Whiskey è la grande risposta a chi vedeva offuscata la stella del gruppo di Charlottesville.
On Stage (febbraio 2010)