Ho avuto la fortuna di assistere lo scorso 5 luglio al concerto della Dave Matthews Band a Lucca e devo ammettere che un concerto così è raro da vedersi.
Ne abbiamo scritto in maniera trionfale Marco ed io sul Buscadero di settembre e a sei mesi di distanza, col senno di poi, non posso che confermare le impressioni a caldo della prima ora: concerto straordinario, potente, torrenziale, esaltante, dove estasi e tecnica, virtuosismi e feeling, energia e fantasia, talento personale e simbiosi collettiva si compenetrano in parti uguali creando un flusso inarrestabile di musica totale a cui è difficile resistere ed in cui è difficile dire dove finisce il rock ed inizia il jazz, dove il funky lascia il posto al pop, dove il songwriting pindarico ed il cantato lunare di Dave Matthews si saldino alle elucubrazioni strumentali e alle improvvisazioni di un'orchestra bella da vedere e grandiosa da sentire. Musica totale quella della DMB, senza confini, non è rock, non è soul, non è rhythm and blues, non è funky, non è jazz, non sono ballate ma è tutto insieme, un fiume in piena di sonorità che si scompongono in mille rivoli, in virtuosismi ed assoli di ogni genere, si frammentano in continui stacchi di tempo, in un groove ubriacante e travolgente e poi si ricombinano in un unico devastante sound su cui galleggia Dave Matthews che con la sua chitarra strimpellata a mo di folk-singer e con la sua voce ora parlata, ora rabbiosa e urlata, vestito come il più banale dei ragazzi della porta accanto, strega, incanta, seduce, affascina, vi fa sognare e strappa il sorriso ed il cuore in un vortice di emozioni senza fine.
Dobbiamo essere grati all'industria discografica (prezzo a parte) se ciò che si è sentito e visto in Piazza Napoleone a Lucca è ora alla portata di tutti: un box dall'elegante formato a libro con un albo di belle e grandi fotografie scattate in ogni data del tour europeo del 2009, tre CD con l'intero concerto di Lucca (e non la sintesi "raffreddata" degli estratti dei vari shows) ed uno splendido DVD con lo show della Brixton Academy di Londra. Più o meno sei ore di musica da far girare la testa a chiunque ami il rock e non si limiti ad una definizione stretta del genere, una jam divisa per canzoni (anche se è difficile chiamare in tale modo brani che durano otto/dieci minuti quando va bene) in cui risplendono le gesta di un batterista colossale come Carter Beauford, l'uomo che picchia i tamburi coi guanti bianchi ed il sorriso stampato in volto, del potente bassista Stefan Lessard e del funambolico violinista Boyd Tinsley che col suo strumento irradia follia su una musica già di per sé poco prevedibile spaziando da Jean Luc Ponty al rock, dalla musica classica alla psichedelia.
A seguito della recente ed improvvisa scomparsa di LeRoi Moore sono questi i membri della DMB anche se nella tournée estiva sono stati affiancati da tre giganti, il chitarrista Tim Reynolds, l'imponente trombettista Rashawn Ross ed il sassofonista Jeff Coffin, uno che non ha niente da invidiare a David Sanborn o a qualche altro titolato sassofonista del jazz moderno e le cui straripanti invenzioni con il sax ed il clarinetto hanno inscenato uno spettacolo nello spettacolo.
Un'orchestra black and white la DMB, un trionfo di integrazione umana e musicale, tre neri e quattro bianchi per quello che è attualmente uno degli show più dirompenti del rock, una empatia miracolosa tra musicisti dove esiste il leader ma è l'unione a fare la differenza perché tra tecnica e feeling e per attitudine qui, con le dovute differenze storiche, stilistiche e di genere, siamo dalle parti dei grandi quintetti di Miles Davis.
Basta godersi l'esecuzione di #41 per capire come in questo show il concetto di rock non va preso alla lettera, il sassofonista Jeff Coffin si lancia in un prolungato ed indemoniato assolo dialogando in modo scombinato e organico al tempo stesso col drumming forsennato di Beauford in quello che è uno dei momenti topici del concerto (sia a Lucca che alla Brixton Academy), un torrente di be-bop potenziato dal groove del basso e dallo sferzante lavoro di Reynolds con la chitarra, un'apoteosi stemperata da un finale rarefatto, quasi idilliaco dove il tempo reale ed il tempo dello swing dopo tante frizioni finalmente si fondono in un'unica percezione.
Non è un episodio isolato perché tutto questo box, sia la parte in CD sia in quella in DVD, viaggia a questi livelli.
Spontaneità, fantasia ma anche disciplina strumentale e senso del collettivo danno alla DMB la forza di
trasmettere al pubblico un universo di musica che "rapisce" sia di testa che di sensi.
Basterebbe Funny The Way It Is, uno dei tanti estratti di Big Whiskey & The GrooGrux King, per capire quanta bellezza e amore c'è nel nuovo, ritrovato show della DMB, una magia dalla melodia suadente poi "complicata" dal gioco degli stacchi e delle ripartenze, col violino che tira la danza e la Fender che morde rock. Oppure bearsi del lirismo poetico di So Damn Lucky col suo crescendo esaltante e i suoi fiati esaltati e poi essere catapultati in paradiso con Crash Into Me, una delle più belle canzoni mai scritte da Dave Matthews, una canzone che fa letteralmente gridare di gioia con quella melodia che si inerpica come una ballata di Van Morrison e poi esplode citando Dixie Chicken dei Little Feat.
Mai come in questo box il DVD non è un riempitivo ma oltre a testimoniare un altro show coi fiocchi (quello di Londra) serve per far vedere la band in azione, le dinamiche sul palco, l'apparente casualità del gioco delle parti, la felicità insita in ogni gesto dei musicisti, sia quando la musica si fa dura ed il groove è quello di un potente ed anarcoide rock/R&B, capita nella sguaiata e rabbiosa Squirm come nella sincopata Shake Me Like A Monkey e nella torrenziale Alligator Pie dove sembra di essere di fronte ai più esagitati Widespread Panic, sia quando è una certa sofferenza da ballad a tenere testa, mirabile ad esempio Don't Drink The Water apertura di entrambi i concerti oppure la intensa Graveddiger, momento intimo carico di pathos ed emozione, penetrante come poche, sia quando come un fiume piena i brani si attaccano gli uni agli altri (Spaceman con Corn Bread, Pantala Naga Pampa con Rapunzel nel finale di Lucca e So Much To Say con Anyone Seen The Bridge? a Londra) in jam che paiono non finire mai.
Parlare di ballata è piuttosto fuorviante nel caso della DMB perché canzoni che trattano dell'amore e del quotidiano della vita ad un certo punto vengono deviate dal loro naturale corso dall'assalto degli strumenti, dai i tempi e i controtempi spezzettati di Beauford, dalle tirate indiavolate del violino, dai ganci metallici della chitarra di Reynolds o dall'impazzare free del sax e del clarinetto. È questa la danza erotica della DMB, un'orchestra jazz che suona con l'energia del rock e la libertà delle jam-band, un collettivo che gioca un calcio totale tutto all'offensiva. Naturale che siano i pezzi dell'ultimo Big Whiskey and The GrooGrux King a costituire il blocco principale della scaletta di questi due concerti ma il passato non è stato messo in soffitta perché gli "antichi" e gloriosi Before These Crowded Streets e Crash sono ancora nel cuore del leader e allora questi due concerti possono suonare come la rinascita della band o la summa della DMB. Da non trascurare poi due personalissime riprese come il traditional Rye Whiskey presentata a Lucca come a drinking song ed una micidiale versione di All Along The Watchtower, inizio lento e poi esplosione, con cui il pubblico della Brixton Academy va in delirio. Nonostante il prezzo non certo popolare non perdetevi questo box, sarebbe un errore madornale.